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Smart Working, che cos’è e quali sono gli strumenti essenziali

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In questi giorni di contatti umani ridotti a causa del Coronavirus molte aziende hanno scoperto una parola che è la normalità per circa 570mila italiani: Smart Working.

La prima cosa da chiarire subito è che lo smart working non è il telelavoro, quest’ultimo semplicemente sposta la scrivania dell’impiegato nella sua abitazione, ma gli orari e le mansioni restano identiche, mentre nello smart work c’è un differente grado di flessibilità. Il Ministero del Lavoro lo definisce “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

Una persona che da casa sua si connette alla piattaforma di un’azienda e fa assistenza ai clienti per una determinata fascia oraria sta facendo del telelavoro. Il freelance con le scadenze fissate che dopocena finisce una presentazione o la mattina fa una teleconferenza da casa con la giacca e sotto i pantaloni del pigiama fa smart work.

Lo smart work prevede spesso il coordinamento di più persone dello stesso team, strumenti che devono essere disponibili su PC e smartphone e che devono favorire la condivisione e la modifica dei dati in tempo reale, qualcosa che va oltre il mandarsi una mail o scrivere in un gruppo di WhatsApp.

LORENZO 

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